Perché scegli sempre relazioni complicate? La psicologia: ‘Il tuo cervello confonde il caos con la passione’

Ti sei mai chiesta perché, mentre le tue amiche sembrano navigare in relazioni tranquille, tu finisci sempre in mezzo a tempeste emotive degne di un reality show? Se la tua vita sentimentale assomiglia più a una serie Netflix drammatica che a una commedia romantica, probabilmente ti stai già domandando: perché continuo a scegliere sempre le situazioni più complicate?

La risposta potrebbe sorprenderti. Non si tratta di sfortuna cronica o di un radar rotto per i bravi ragazzi. Dietro questa tendenza c’è un meccanismo psicologico affascinante che affonda le radici nella tua storia personale e nel modo in cui il tuo cervello ha imparato a riconoscere l’amore. Secondo la psicologia moderna, questo fenomeno si chiama coazione a ripetere – tendiamo inconsciamente a ricreare situazioni che ci sono familiari, anche quando ci fanno soffrire.

Il tuo cervello confonde il caos con la passione

Partiamo dalle basi: il nostro cervello è un po’ come un detective che cerca sempre indizi familiari. Quando incontriamo situazioni che riconosciamo a livello emotivo, anche se sono fonte di stress, scatta una sorta di “ah, questo lo conosco!” che ci fa sentire paradossalmente a casa.

È come se il nostro inconscio avesse una mappa emotiva che dice: “Questo tipo di relazione la riconosco, deve essere il posto giusto per me”. Ma c’è di più. Quando viviamo montagne russe emotive – quella sensazione di “non so mai dove sto” tipica delle relazioni complicate – il nostro sistema nervoso interpreta questa attivazione come qualcosa di significativo.

Il mix di adrenalina, incertezza e momenti di riconnessione crea un cocktail neurochimico che può diventare letteralmente coinvolgente. È simile a quello che succede con i meccanismi di rinforzo intermittente: il cervello si abitua a questo tipo di stimolazione irregolare e inizia a considerarla normale, anzi necessaria.

I segnali che sei nel club delle “relazioni impossibili”

Come fai a capire se fai parte di questo gruppo? Alcuni campanelli d’allarme potrebbero suonarti tremendamente familiari:

  • Ti annoi mortalmente con le persone “troppo disponibili” – Se qualcuno ti dimostra interesse in modo chiaro e costante, cominci a trovarlo poco stimolante
  • Sei sempre attratta dal “progetto riparazione” – Ti ritrovi costantemente con partner che hanno potenziale ma che devi aiutare a cambiare
  • Confondi la gelosia con l’amore vero – Pensi che se non c’è un pizzico di drama, forse non è amore autentico
  • Ti senti più viva durante le crisi relazionali – I periodi tranquilli ti sembrano noiosi o ti fanno sentire ansiosa

Quando “casa” era un campo minato emotivo

Per capire da dove arriva questa preferenza per le relazioni complicate, dobbiamo fare un viaggio nel tempo fino alla tua infanzia. Non si tratta di dare colpe ai tuoi genitori, ma di comprendere come certe dinamiche familiari possano aver influenzato la tua “bussola affettiva”.

I bambini che crescono in famiglie dove l’amore viene espresso in modo inconsistente – a volte c’è, a volte no, a volte bisogna “meritarselo” – potrebbero sviluppare l’idea che l’amore vero richieda fatica e incertezza. Se da piccola l’affetto era legato alle tue performance o dipendeva dall’umore degli adulti, da grande potresti cercare relazioni dove devi continuamente “guadagnarti” l’amore.

Un altro scenario comune è crescere in famiglie dove il conflitto era la modalità principale di comunicazione. Non necessariamente famiglie disfunzionali, ma ambienti dove le emozioni si esprimevano principalmente attraverso tensioni o drammi. In questi casi, il bambino interiorizza l’idea che l’intensità emotiva sia sinonimo di coinvolgimento affettivo.

L’autostima che gioca brutti scherzi

C’è anche un aspetto legato all’autostima che forse è quello più doloroso da ammettere. Molte persone che preferiscono relazioni complicate hanno, nel profondo, la sensazione di non meritare qualcosa di semplice e bello.

Il drama in una relazione ti stimola o ti sfianca?
Stimola
Sfianca
Dipende dal partner
Se manca mi annoio

È un po’ come il famoso paradosso di Groucho Marx: “Non vorrei mai appartenere a un club che accetti come socio uno come me”. Tradotto in termini relazionali: se questa persona mi sceglie senza esitazioni, forse non vale molto. Questo meccanismo può creare un circolo vizioso frustrante: più qualcuno ci tratta bene, meno lo desideriamo.

La triangolazione e il cervello che si droga di drama

Un pattern particolarmente comune è quello che gli psicologi chiamano triangolazione – quella tendenza a coinvolgere sempre terze persone nella dinamica di coppia. Può essere un ex che non se ne va mai, un’amicizia che crea gelosia, o dinamiche familiari che interferiscono costantemente.

Secondo la teoria dei sistemi familiari, la triangolazione serve spesso a regolare l’ansia nella relazione: quando l’intimità diventa troppo intensa, coinvolgere una terza persona crea distrazione. È come avere sempre una via di fuga emotiva, un modo per non essere mai completamente vulnerabili.

Dal punto di vista neurobiologico, quando viviamo costantemente in modalità “relazione complicata”, il nostro sistema nervoso si adatta a questo stato di attivazione cronica. È come vivere in una città rumorosa: dopo un po’, il silenzio della campagna diventa fastidioso perché il cervello si è calibrato su un livello di stimolazione più alto.

Come uscire dal loop delle relazioni impossibili

La buona notizia è che riconoscere questi schemi è il primo passo per cambiarli. Non si tratta di giudicarti, ma di sviluppare maggiore consapevolezza dei tuoi automatismi emotivi.

Il primo esercizio utile è fare una “mappa” delle tue relazioni passate. Prenditi un pomeriggio libero e cerca di identificare i pattern ricorrenti. Quali caratteristiche accomunano i partner che hai scelto? Che tipo di situazioni ti attraggono di più?

È importante anche imparare a distinguere tra intensità genuina e caos artificioso. L’intimità vera può essere intensa senza essere drammatica. La passione autentica può coesistere con la stabilità. Ma per chi è abituata al modello “complicato”, queste distinzioni possono non essere immediate.

Un altro aspetto fondamentale è lavorare sulla propria relazione con la noia e la prevedibilità. Imparare che “tranquillo” non significa necessariamente “senza passione”, e che la sicurezza emotiva può essere eccitante quanto l’incertezza.

Verso un amore che non fa male

Cambiare questi schemi non significa che tutte le tue future relazioni dovranno essere prive di complessità. La differenza sta nel tipo di complessità che scegli di vivere. C’è una differenza enorme tra affrontare insieme le normali sfide della vita e creare artificiosamente drammi interni alla relazione.

Il lavoro su te stessa, spesso con l’aiuto di un professionista, può aiutarti a riprogrammare gradualmente la tua bussola affettiva. Si tratta di imparare nuovi modelli, di sviluppare tolleranza per tipi diversi di intimità, e soprattutto di costruire un rapporto più sano con la tua autostima.

Preferire relazioni complicate non ti rende una persona sbagliata. È semplicemente il risultato di apprendimenti precoci che ora, con maggiore consapevolezza, puoi scegliere di modificare. Il tuo cuore merita la stessa cura che daresti a qualsiasi altra parte importante di te.

La prossima volta che ti ritrovi attratta da una situazione emotivamente caotica, fermati un attimo e chiediti: “Questo mi ricorda qualcosa? Sto cercando di risolvere una vecchia storia attraverso questa nuova persona?” Le risposte potrebbero illuminare angoli della tua personalità che non sapevi nemmeno di avere.

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