Quando passeggiamo tra i corridoi refrigerati del supermercato, i bastoncini di pesce in promozione catturano immediatamente la nostra attenzione. Confezioni colorate promettono 100% filetti di pesce o “ricchi di proteine”, mentre il cartellino del prezzo scontato sembra suggerire un affare imperdibile. Ma dietro questi claim accattivanti si nasconde una realtà ben diversa che ogni consumatore dovrebbe conoscere.
La verità nascosta negli ingredienti
Leggendo attentamente l’etichetta, emerge un quadro sorprendente: molti bastoncini di pesce contengono appena il 58-65% di pesce effettivo. Il resto della composizione è dominato da pangrattato, amidi modificati, addensanti e una serie di additivi che servono a dare forma, consistenza e sapore al prodotto finale.
Questa percentuale relativamente bassa di pesce solleva interrogativi legittimi sulla veridicità di certi claim pubblicitari. Come può un prodotto definirsi “100% filetti di pesce” quando più di un terzo del contenuto è costituito da altri ingredienti?
Decifrare i claim pubblicitari: una questione di interpretazione
Il trucco risiede nell’abilità delle aziende produttrici di giocare con le parole. Quando leggiamo “100% filetti di pesce”, tendiamo a interpretarlo come se l’intero prodotto fosse costituito da pesce puro. In realtà, questo claim si riferisce spesso solo alla tipologia di pesce utilizzato nella percentuale presente, non alla composizione totale del prodotto.
Allo stesso modo, la dicitura “ricco di proteine” può risultare fuorviante. Sebbene tecnicamente corretta dal punto di vista normativo, non specifica che buona parte di queste proteine deriva dalla panatura e dagli additivi proteici aggiunti, non dal pesce stesso.
Gli ingredienti che “gonfiano” il prodotto
Un’analisi approfondita degli ingredienti rivela la presenza sistematica di elementi che aumentano il volume del prodotto riducendo i costi di produzione. Troviamo costantemente amidi modificati per incrementare la massa, destrosio e zuccheri aggiunti che migliorano il sapore ma apportano calorie vuote, addensanti e stabilizzanti per mantenere la forma durante la cottura, oltre ad aromi naturali e artificiali che compensano il sapore diluito del pesce.
Il falso risparmio delle offerte speciali
Le promozioni sui bastoncini di pesce creano l’illusione di un risparmio significativo, ma un calcolo più accurato rivela una realtà diversa. Se consideriamo che stiamo pagando per un prodotto che contiene solo il 60% circa di pesce, il costo effettivo per chilogrammo di pesce puro risulta spesso superiore a quello di filetti freschi o surgelati non lavorati.

Inoltre, la qualità del pesce utilizzato nei bastoncini è generalmente inferiore rispetto ai filetti interi. Si tratta spesso di ritagli e scarti di lavorazione che vengono tritati e ricompattati, una pratica legale ma che influisce sul valore nutrizionale finale.
Come orientarsi nella scelta consapevole
Per effettuare acquisti più consapevoli, è fondamentale sviluppare alcune abitudini di lettura critica. Il primo passo consiste nel controllare sempre la lista ingredienti, dove gli elementi sono elencati in ordine decrescente di quantità. Se il pesce non è il primo ingrediente, o se pangrattato e amidi compaiono nelle prime posizioni, significa che costituiscono una porzione significativa del prodotto.
Il calcolo del valore reale
Per costruire il rapporto qualità-prezzo reale, invece di valutare solo il prezzo al chilogrammo del prodotto finito, bisogna calcolare quanto stiamo realmente pagando per il pesce contenuto. Se un pacco da 400 grammi costa 3 euro e contiene il 60% di pesce, stiamo pagando circa 12,50 euro al chilogrammo per il pesce effettivo.
Diventa quindi essenziale confrontare sempre con le alternative disponibili. Filetti di pesce surgelato non impanato, bastoncini con percentuali più elevate di pesce o addirittura pesce fresco potrebbero risultare più convenienti sia dal punto di vista economico che nutrizionale.
L’importanza della trasparenza alimentare
Questa situazione evidenzia quanto sia cruciale pretendere maggiore trasparenza da parte dei produttori. I consumatori hanno il diritto di conoscere esattamente cosa stanno acquistando, senza dover decifrare claim ambigui o fare calcoli complessi per comprendere il valore reale di un prodotto.
La consapevolezza alimentare passa attraverso la capacità di leggere criticamente le etichette e di non farsi influenzare esclusivamente dalle strategie di marketing. Solo così possiamo trasformare ogni spesa in un atto di consumo responsabile, premiando la qualità e l’onestà commerciale rispetto alle apparenze ingannevoli. La prossima volta che vi troverete davanti al banco surgelati, ricordatevi che dietro ogni offerta apparentemente vantaggiosa si nasconde una storia che vale la pena di conoscere.
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